La Commissione Ue propone misure stringenti volte a prevenire l’inquinamento da microplastica. La Commissione lancia un regolamento a cui, tutti gli operatori economici, sia dell’Ue che dei paesi terzi, dovranno conformarsi alle sue prescrizioni entro 18 mesi dall’entrata in vigore.
In primis il divieto di vendita di prodotti ai quali sono state aggiunte intenzionalmente microplastiche e che ne rilasciano quando vengono utilizzati.
Si parla genericamente di una miscela eterogenea di materiali di forma differente – frammenti, fibre, sfere, granuli, pellets, fiocchi o perle – di dimensioni da 1 micrometro (µm) a 5 mm (millimetri). Una distinzione viene operata fra MP primarie o secondarie.
Le MP primarie sono plastiche prodotte intenzionalmente in dimensioni ridotte, per essere usate, ad esempio, nei cosmetici (prodotti per il trucco, detergenti, dentifrici), nelle vernici, nelle paste abrasive e nei fertilizzanti, per le loro proprietà abrasive, esfolianti e leviganti o per il mantenimento dello spessore, aspetto e stabilità del prodotto.
Le MP secondarie sono originate dall’usura, deterioramento e frammentazione di materiali in plastica di dimensioni maggiori, compresi tessuti sintetici e copertoni delle ruote. Infatti, la plastica presente nell’ambiente, spesso derivante dallo smaltimento non corretto dei prodotti di consumo, viene sottoposta a processi di degradazione molto lenti a opera della luce, a processi termo-ossidativi o di biodegradazione che indeboliscono l’integrità del materiale di origine, portando alla frammentazione in pezzi inferiori ai 5 mm. Le MP secondarie costituiscono la quota maggiore delle MP disperse nell’ambiente.
Le microplastiche rappresentano uno dei problemi ambientali più discussi degli ultimi anni. L’interesse per questi contaminanti è rapidamente cresciuto nell’ultimo decennio , viste le possibili ripercussioni di carattere ambientale e sanitario a cui sono stati associati.
Le microplastiche costituiscono un insieme variegato di polimeri di dimensioni, tipologie, forme e colori differenti (3) ai quali vengono spesso aggiunti diversi additivi e plastificanti per motivazioni di natura tecnologica.
I criteri dimensionali e relativi alla composizione chimica delle microplastiche interessano la comunità scientifica per definire gli aspetti di caratterizzazione e quantificazione delle stesse. Secondo l’ECHA, sono microplastiche tutte “quelle particelle/fibre contenenti polimeri solidi, alle quali possono essere aggiunti additivi o altre sostanze; le particelle hanno dimensioni comprese tra 1nm ≤ x ≤ 5mm e le fibre hanno lunghezza compresa tra 3 nm ≤ x ≤ 15 mm, con rapporto lunghezza/diametro > 3”.
Poco ancora si conosce riguardo la tossicità e l’impatto sulla salute umana delle microplastiche. I motivi dell’incertezza sono attribuibili al fatto che le variabili associate alla caratterizzazione e classificazione di queste ultime non sono standardizzate, come spesso non lo sono le indagini tossicologiche. Come conseguenza, ad oggi sono disponibili solo pochi dati relativi alla tossicità delle microplastiche. Primariamente è stato ipotizzato un danno diretto, attribuibile all’interazione delle particelle di plastica con gli organi e i tessuti degli animali (danno particellare). In secondo luogo, è stata valutata la possibile tossicità indiretta, attribuibile alle caratteristiche intrinseche delle particelle, alla loro capacità di interagire con l’ambiente circostante e alla possibilità di agire come vettori di altri inquinanti (organici e inorganici), nonché patogeni di varia natura. Il danno diretto è associato alla capacità degli organismi viventi di inalare o ingerire le microplastiche tramite l’esposizione ad acqua contaminata Queste possono poi venir assorbite e trasportate verso regioni specifiche dell’organismo in questione causando danno. La capacità delle plastiche di determinare danno diretto dipende principalmente dalle dimensioni particellari.
Le microplastiche sono ampiamente diffuse a livello globale e sono state ritrovate inun’estesa varietà di matrici ambientali, incluse quelle biologiche.
Gli ambienti acquatici rappresentano un importante bacino di accumulo per questi contaminanti poiché in essi confluiscono microplastiche da numerose fonti.
Nel gruppo delle tecniche unicamente basate sulla microscopia rientrano la microscopia ottica e la microscopia elettronica a scansione (Scanning Electron Microscopy, SEM).
La SEM rappresenta la tecnica d’elezione per la valutazione delle caratteristiche superficiali delle particelle, specie di quelle più piccole e può essere eseguita contestualmente all’analisi spettroscopica. Entrambe queste tecniche sono utilizzate dal laboratorio dello Studio Pistone